lunedì 6 settembre 2010

mercoledì 25 agosto 2010

Odio la caccia!

Odio la caccia,
chi uccide un capriolo, un gallo cedrone, una beccaccia,
chi spara ai passeri o alle cinciallegre per divertimento,
per farsi la mano,
odio chi acceca gli uccelli da richiamo, chi dissemina trappole, esche, tagliole,
odio chi usa il fucile, ma dice di proteggere la natura,
odio i boschi, i prati trasformati in poligoni da tiro,
odio l'odore del cuoio, della polvere da sparo, delle cartucce rosse, gialle e arancione
grandi spesso come il bersaglio,
odio il massacro spaventoso (*)1 di animali che ogni anno avviene in Italia,
chi spara agli uccelli migratori, ai falchi, alle rondini, agli aironi,
odio il cacciatore buono che difende l'habitat naturale
e quello incosciente che ammazza l'amico o un parroco mentre dorme,
odio i ristoranti con gli animali impagliati come trofei,
scoiattoli, marmotte, civette e gufi che ti osservano con gli occhi di vetro,
odio chi spara vicino alle abitazioni, i pallini di piombo nel tuo giardino,
odio la legge fascista (*)2 che permette di entrare nei fondi privati,
i cacciatori che si aggirano a meno di 100 metri dalle case (*)3
con il fucile e il colpo in canna quando la legge lo proibisce,
odio chi mi toglie il piacere della vista di un cervo, di una ghiandaia,
di animali che i miei figli vedranno solo allo zoo o nei parchetti,
odio non poter andare a funghi senza la paura di essere scambiato per un cinghiale
e ascoltare il rumore cupo e cadenzato delle doppiette invece che il canto degli uccelli,
odio la scomparsa dal cielo degli arabeschi formati dagli stormi,
odio l'esproprio della natura fatto per il piacere di pochi (*)4,
il non poter vedere su un tetto i nidi delle cicogne che non migrano più per l'Italia
per sopravvivere ai cacciatori,
odio i riti della caccia, i coltellacci per squartare gli animali, il cameratismo tra uomini veri,
odio chi uccide per piacere, chi definisce sport l'annientamento di una creatura,
una di quelle con cui parlava San Francesco,
odio chi caccia perché "si uccidono anche gli animali d'allevamento"
odio chi libera i fagiani allevati in cortile per poi fulminarli dopo pochi metri,
odio chi usa la caccia e i cacciatori per fini politici,
odio chi non rispetta gli animali e dice di rispettare l'uomo.

(*)1. La stima è di 150 milioni di animali uccisi ogni anno
(*)2. Art. 842 Caccia e pesca - Il proprietario di un fondo non può impedire che vi si entri per l'esercizio della caccia, a meno che il fondo sia chiuso nei modi stabiliti dalla legge sulla caccia o vi siano colture in atto suscettibili di danno.
(*)3. La caccia è vietata per una distanza di 100 metri da case, fabbriche, edifici adibiti a posto di lavoro. E' vietato sparare in direzione degli stessi da distanza inferiore di 150 metri.
(*)4. 1.2% della popolazione italiana (dati 2007).

Ps: aderisci ai Comitati contro la caccia

Fonte: beppegrillo.it

sabato 7 agosto 2010

La dieta che non pesa

Ortaggi di stagione, coltivati localmente e non imballati. Anzi, riposti in una borsa portata da casa. Arriva la dieta anti-emissioni. Per non pesare sull’ambiente.

I prodotti stagionali sono consigliati dai nutrizionisti perché più ricchi di nutrienti e principi attivi benefici rispetto a quelli coltivati fuori stagione. Ma ciò che rende ai giorni nostri il cibo di stagione il più attuale da mettere in tavola è il suo minor impatto ambientale. Oltre a subire meno trattamenti con sostanze chimiche, la sua produzione comporta meno lavoro con mezzi meccanici e un minor dispendio di energia. Pensiamo al consumo energetico di una serra riscaldata per coltivare pomodori fuori stagione...

Il prodotto di stagione cresce facilmente vicino a noi e questo fa si che non debba far troppa strada per arrivare nei punti vendita (la provenienza è comunque indicata in etichetta). Quello che però è successo negli ultimi anni è che ci siamo ostinati a mangiare tutto-tutto l’anno. Prendiamo il caso delle fragole a dicembre: anche le serre più energivore non bastano a fornircele e ci è toccato importarle da paesi lontani, magari oltreoceano. Significa che l’ingrediente primaverile delle nostre torte invernali è stato coltivato all’estero, trasportato in aereo e poi caricato su un camion prima di arrivare al banco di vendita. Un costo ambientale altissimo, che non si giustifica e che non possiamo più permetterci.

Cibo locale. La cosiddetta “filiera corta”, quella che mette in contatto produttore e consumatore e permette di risparmiare denaro perché abbassa i costi dei prodotti, è anche quella che riduce trasporti e imballaggi, a tutto vantaggio dell’ambiente. I prodotti tipici dell’area geografica di appartenenza, il produttore più vicino a casa sono le scelte da preferire se vogliamo davvero contenere le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, responsabili dell’effetto serra. La frutta e la verdura che arrivano da lontano poi, sono solo apparentemente fresche: raccolte molto tempo prima di quando appaiono in negozi e supermercati, sono state conservate in frigoriferi speciali ad atmosfera modificata, trattate con gas antiparassitari, e hanno avuto tutto il tempo di perdere buona parte del loro contenuto in vitamine, nonché del sapore. In molti paesi dove si coltivano frutta e verdura esotiche vengono impiegati pesticidi e antiparassitari chimici.

I cibi semplici e freschi sono i più ecologici. Meglio leggere sempre con attenzione le etichette e scegliere gli alimenti meno complicati e con il minor contenuto di additivi. Teniamo presente che più un cibo è stato trattato, aromatizzato, colorato o irradiato, tanto più sarà povero in nutrienti e ricco di additivi potenzialmente dannosi. L’impiego di energia che occorre per la produzione dei cibi semplici è minore.

Infine quando compriamo i nostri alimenti, evitiamo il più possibile involucri e imballaggi plastici. E riponiamoli in una borsa riutilizzabile.

Paola Magni

lunedì 2 agosto 2010

Auto elettriche demolite

Oggi volevo segnalarvi un interessante video pubblicato da un amico, Maurizio, che accende un'altra lampadina nel buio mondo delle auto elettriche e ci permette di avere una visione sempre più illuminata sul perchè non circolino auto elettriche nelle nostre strade, nonostante lo stato della nostra tecnologia è a un punto tale da permetterci già da tempo di poterle utilizzare come alternativa alle auto a benzina, soprattutto nelle città.



Fonte: Kikkosweb

venerdì 23 luglio 2010

Gli OGM tentano di aprirsi una breccia in Friuli. Fermiamoli!

Appello di Greenpeace contro il rischio OGM in Italia:
"In questi giorni stiamo rischiando la prima estesa contaminazione da OGM in Italia, a causa di una presunta semina – che sarebbe assolutamente illegale - di mais transgenico in un campo in Friuli, nel Comune di Fanna (Pn). Lo scorso 10 luglio il terreno “sospetto” è stato posto sotto sequestro, ma la Procura di Pordenone, invece di intervenire d’urgenza, si è presa un mese di tempo per la verifica delle analisi e la stesura della perizia.


Aspettare agosto è assurdo! Le analisi molecolari per l’accertamento della presenza di OGM sui campioni - che sono già stati prelevati da tempo - non richiedono più di tre giorni! Ormai quel mais è in fase avanzata di maturazione: ancora pochi giorni e queste piante produrranno il loro polline, che si disperderà in ambiente e darà il via a una contaminazione difficilmente arrestabile.


Non possiamo star fermi a guardare! Per questo ti invitiamo a scrivere insieme a Greenpeace e a tutta la Task Force per un'Italia Libera dagli OGM al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Nella sua funzione di Garante delle norme e della loro applicazione, chiediamo al nostro Presidente di intervenire con urgenza sulla Procura di Pordenone per scongiurare ogni ipotesi di contaminazione da piante transgeniche.

Se come noi, vuoi impedire che gli OGM contaminino l’ambiente e l’agricoltura, invia anche tu la lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano".

Grazie!

fonte: Greenpeace

giovedì 22 luglio 2010

EcoPatente: insegnare a guidare in modo intelligente.

Dopo il successo della prima edizione di EcoPatente, che da ottobre 2009 a febbraio 2010 ha coinvolto 700 autoscuole e consegnato oltre 11.000 ecopatenti, Legambiente ripropone l'iniziativa anche quest'anno in collaborazione con la Confederazione delle autoscuole riunite e consulenti automobilistici (Confarca) e patrocinato dal ministero dell’Ambiente e della Gioventù. Fino al prossimo febbraio, infatti, presso le autoscuole aderenti all'iniziativa, i "neo patentandi" possono seguire un percorso parallelo oltre al tradizionale corso di guida.

L'EcoPatente non sostituisce la normale patente ma premia l'utilizzo intelligente, corretto ed ecosostenibile delle vetture, insegnando le tecniche per guidare ottimizzando il consumo di carburante.
Per ottenerla è necessario partecipare a un corso in una delle autoscuole segnalate sul sito del progetto cui è stato consegnato loro un kit didattico sull'ecoguida e, al termine del corso, rispondere correttamente a un questionario. È previsto anche per i patentandi la partecipazione ad un concorso a estrazione che, come nella scorsa edizione, premierà sia l’alunno sia la scuola guida con una una Fiat 500 Pure O2 e sconti benzina presso rifornitori Agip.

«Sensibilizzare i giovani sui temi ambientali - ha affermato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente - è uno dei cardini della nostra attività. Attirare l'attenzione dei futuri automobilisti sulla questione della mobilità, dei consumi, dell'inquinamento dell'aria e intervenire sulla qualità della vita in città è diventata una priorità».

Speriamo che un domani questo tipo di insegnamento diventi una prassi normale per le autoscuole, senza la necessità di ricorrere ad iniziative apposite per imparare a guidare in modo intelligente.

venerdì 16 luglio 2010

Ecoturismo: il modo intelligente di andare in vacanza.

Secondo il Wwf il turismo è un’arma a doppio taglio in grado di salvare o distruggere la natura, in base al modo in cui viene gestito. I turisti possono annullare le culture locali e devastare ambienti naturali. Ma sono anche uno stimolo per la conservazione dell’ambiente.

Da un lato il turismo di massa, democratica conquista moderna, fatto di anziani soli, animali abbandonati, ingorghi autostradali, coste trasformate in discariche umane e divertimento a tutti i costi.
Dall'altro il turista intelligente, curioso, informato e mentalmente aperto, quello che capisce che quando si va in un qualsiasi luogo per trascorrere le vacanze, quel luogo non diventa di sua proprietà, una sorta di appendice della sua abitazione privata su cui farci tutto ciò che vuole. Il turista intelligente sa di essere un ospite e come tale si sforza di rispettare il territorio, capire la lingua degli ospitanti, i loro usi e costumi, per non incorrere nel rischio di offenderne la sensibilità.

Oggi questo tipo di turista può scegliere tra diverse proposte di viaggi responsabili, soprattutto in Italia. Troverà parchi, aree protette, eco ostelli, agriturismi, borghi recuperati e alberghi diffusi: non c’è che
l’imbarazzo della scelta.
Questo tipo di turismo è per sua definizione un modo responsabile di viaggiare in aree naturali, conservando l’ambiente e sostenendo il benessere delle popolazioni locali.
L’offerta ricettiva è ampia e diversificata per tipologia e prezzo. Sono più di 180 gli alberghi che hanno ricevuto il marchio Ecolabel europeo, oltre 370 quelli legati a Legambiente Turismo, una cinquantina EcoWorldHotel, più di 200 bed&breakfast registrati al portale EcoBB. E ancora agriturismi e ostelli, dove tutto viene fatto nel rispetto dell’ambiente. Per i più pigri ci sono anche tour operator specializzati nella realizzazione di itinerari verdi. Infine, iniziative come i borghi autentici o l’albergo diffuso vedono la creazione di un’attività ricettiva nel rispetto dei luoghi e dei costumi, riuscendo così a conciliare l’esigenza di sviluppo economico alla conservazione e valorizzazione dei valori di una civiltà rurale altrimenti “in via d’estinzione”.

Si può andare a piedi attraverso le Alpi: basta passare da un parco all’altro, ad un’altitudine che varia da zero a 2500 metri. In Italia esistono 528 aree protette, fra Parchi e Riserve, Nazionali e Regionali (www.parks.it), e molte di esse si trovano fra Ventimiglia e Trieste, quasi senza soluzione di continuità.
Oppure si può andare in bicicletta e anche in questo caso le scelte non mancano. Molti infatti sono gli itinerari suggeriti dagli amanti della bici anche in rete: www.cicloweb.net, www.dueruotenelvento.com e www.turismoinbicicletta.it sono solo alcuni siti cui trarre degli spunti per inventare la propria vacanza sulla bici.
Insomma le idee non mancano, basta solo metterci la volontà. Anche fare il turista è ormai un’attività
che richiede informazione, progettazione, coordinamento, “rete” (per scambiarsi consigli, per
cooperare, per costruire collettivamente forme di turismo sostenibile). Buona estate dunque, e usiamola come prova sul campo di modelli turistici da preparare (e su cui formare) tutto l’anno.
Internet come abbiamo visto è di grande aiuto. A tal fine voglio segnalare altri siti utili per la nostra formazione di ecoturista: www.campagnamica.it, www.albergodiffuso.com
www.hostelclubs.com
www.ecobb.it
www.borghiautenticiditalia.it
www.aitr.org
www.fattoriedelpanda.net

lunedì 12 luglio 2010

Soldi nostri ai pescatori criminali

Mentre a Bagnara Calabra (RC) si sono celebrati i pescatori pirata che, in cambio di nuove licenze di pesca, riconsegnano finalmente le spadare usate illegalmente dal 2002 a oggi, è stato divulgato dal sito www.fishsubside.org l’elenco dei contributi pubblici percepiti dai pescherecci italiani sanzionati dal 2005 al 2010 per l’uso illegale di reti derivanti. E tra questi compaiono diversi pescherecci proprio della marineria di Bagnara Calabra. 

Al bando il legno illegale

Una buona notizia direttamente da Greenpeace :

"Più di dieci anni fa, abbiamo lanciato la nostra campagna internazionale per il bando del legno illegale in Europa. Tanti dei nostri attivisti – anche in Italia - si sono messi in gioco per bloccare porti dove veniva scaricato il legno illegale, fermare in alto mare navi che trasportavano questo legno e documentare, con indagini sul campo, il fenomeno della deforestazione illegale in Amazzonia, Africa Centrale, Russia e Sud Est Asiatico.

Oggi siamo felici di condividere con voi un'importante vittoria: l’Europa chiude finalmente le porte al legno illegale con una nuova legge. Il Parlamento europeo ha votato, infatti, un Regolamento che metterà al bando il legno di origine illegale da uno dei mercati più importanti al mondo. Ora vigileremo per assicurare che la legge venga effettivamente applicata".


Grande Greenpeace!

fonte: Greenpeace

martedì 29 giugno 2010

Gli assassini del mare

Cattiva depurazione, inquinamento e cemento abusivo sono i mali endemici del mare italiano, che niente e nessuno sembra poter scalfire. Persistenti sacche d'illegalità a danno delle coste e dell'ecosistema marino, sulle quali, come ogni anno, Legambiente fa il punto nel suo rapporto Mare Monstrum. L'edizione 2010 del dossier è stata presentata a Venezia, in occasione della partenza della Goletta Verde, la storica campagna di monitoraggio delle acque marine dell'associazione ambientalista. L'abusivismo edilizio cresce del 7,6% rispetto all'anno precedente e l'inquinamento derivante da scarichi fognari illegali, cattiva depurazione e inquinamento da idrocarburi addirittura del 45%. I sequestri aumentano del 46,2% passando dai 4.049 del 2008 ai 5.920 del 2009. Calano invece del 40% circa i reati accertati fra la costa e il mare, 8.937 infrazioni nel 2009 a fronte delle 14.544 del 2008, un calo determinato soprattutto dalla riduzione di reati accertati nel campo della pesca (-72,4%) e della nautica da diporto (- 76,6%). 

domenica 20 giugno 2010

Insieme per Camigliano (CE)

Spero di non violare alcun diritto. Ma voglio pubblicare integralmente un articolo tratto da terranauta.it che mi ha molto colpito, come spero colpirà chi si troverà a leggerlo. L'articolo riporta un commento di Marco Boschini, coordinatore dell'Associazione dei Comuni Virtuosi, sulla decisione del Prefetto di Caserta di sciogliere il Comune di Camigliano.
Anche se questo blog si occupa e si vuole occupare solo di argomenti che riguardano la natura, evitando di trattare beghe politiche, voglio pubblicarlo perché i Comuni virtuosi sono virtuosi anche per le loro scelte a tutela dell'ambiente e perché quante più persone possibili vengano a conoscenza di un fatto che non ha trovato la giusta attenzione dai nostri mezzi di comunicazione, cui rimane oggi la sola triste scelta tra essere pilotati o imbavagliati.

"Quello stesso Stato che non è riuscito a sciogliere il Comune di Fondi è arrivato a sciogliere il Comune di Camigliano. Ora, cosa siete disposti a fare? Come potete pensare che questo sia ancora uno stato democratico? Come POSSIAMO ancora tacere? Il silenzio è fango".Con queste parole di un nostro collaboratore abbiamo scoperto che una roccaforte della nostra civiltà era stata colpita. Riportiamo quindi, con enorme amarezza, il commento di Marco Boschini.

“Io so e ho le prove”, scrive Saviano nel passo più forte del libro “Gomorra”.
“Io so. Le prove non sono nascoste in nessuna pen-drive celata in buche sotto terra... né possiedo documenti ciclostilati dei servizi segreti. Le prove sono inconfutabili perché parziali, riprese con le iridi, raccontate con le parole e temprate con le emozioni rimbalzate su ferri e legni”.
“Io so”, dice Saviano. Ma quanti di noi sanno? Quanti di noi hanno ripreso con le iridi lo schifo che ci circonda, ma preferiamo optare per il silenzio? E allora mi viene il forte dubbio che, forse, Gomorra, la Camorra, il Sistema... siamo anche noi.


Perché il sistema è costituito da due elementi essenziali: il sopruso e il silenzio, che compongono un entità indivisibile. Noi siamo il Silenzio, cioè un elemento imprescindibile del Sistema. Il Sistema non è costituito solo dal narco-traffico, dagli appalti truccati, dalla politica corrotta, dai rifiuti tossici che vengono seminati accanto ai cavolfiori che mangiamo a tavola...
Ogni angolo della nostra società è composto per metà da monnezza e per l’altra metà da gente muta come pesci morti da diversi giorni e che, di conseguenza, emanano un puzzo ancora peggiore. Ciascuno di questi angoli è semplicemente diviso da una bisettrice invisibile, che solo idealmente separa il male dal peggio.
Certo, sopportare è cosa diversa da imporre, ma forse se tutti insieme decidessero di non sopportare più... più nessuno potrebbe imporre alcunché.

Il fango che tiene tutti al palo da Caserta in giù (e in su...) ha travolto questa mattina il Comune di Camigliano, che in quella stessa provincia descritta dalle parole amare e cristalline di Saviano era riuscito a dimostrare, proprio lì e proprio adesso, come sia possibile amministrare con onestà, spirito di servizio e trasparenza un ente locale.
Vincenzo Cenname, fino ad oggi sindaco del paese di 1.800 abitanti, aveva interpretato il proprio ruolo di amministratore come facciamo noi dei Comuni Virtuosi e, senza tante storie o parole o proclami, si era messo a governare il territorio avendo a cuore il territorio stesso e i cittadini che lo abitano.
Una cava abusiva bloccata come primo atto dall’insediamento, 65% di raccolta differenziata, risparmio energetico negli edifici e nelle strade pubbliche, buone pratiche, progetti culturali e incentivi per i nuovi stili di vita.

Questo è stato Camigliano fino a questa mattina, quando il Prefetto di Caserta, e quindi lo Stato, ha deciso che nella provincia con la più alta densità di istituzioni colluse con il sistema camorristico, fosse giunto il momento di sciogliere il consiglio comunale e mandare a casa il sindaco più virtuoso dell’intera Campania...
In questo momento, caro Presidente Napolitano, mi sento profondamente preso in giro, amareggiato, e provo una gran vergogna, nel mio piccolo, ad essere parte integrante di quello stesso Stato che si permette di compiere una nefandezza del genere...
Il Suo silenzio è assordante, il suo silenzio è fango, è parte di quel Sistema di cui mi sento di non far più parte.
Marco Boschini, Coordinatore Associazione Comuni Virtuosi

PER CHI NON FOSSE A CONOSCENZA DI QUESTA VICENDA, DI SEGUITO I LINK CHE LA RACCONTANO:

Giù le mani da Camigliano (CE)
Obiezione di coscienza a Camigliano
Io sto con Camigliano (CE)
Illustrissimo Presidente Giorgio Napolitano
 
fonte: www.terranauta.it

venerdì 11 giugno 2010

Impariamo a scegliere le uova giuste!

Avete mai provato ad acquistare uova al supermercato? C'è da impazzire! Uova biologiche, da allevamento a terra o all'aperto. Ma che differenza c'è? E, soprattuto, quale è meglio comprare?
Cerchiamo di fare un po' di chiarezza!
Le uova possono provenire da galline allevate in batteria. In questo caso le galline vivono chiuse in gabbie piccolissime, quanto una scatola di scarpe, senza mai potersi muovere per tutta la durata della loro vita, dentro capannoni illuminati notte e giorno per indurle a fare più uova e far crescere più in fretta i pulcini.  Le galline sottoposte a questo tipo di stress sviluppano delle tossine che poi ritroviamo nelle uova che andremo a consumare. Questo tipo di allevamento fortunatamente verrà abolito in Europa dal 2012.

Poi abbiamo metodi di allevamento più sani e sono di tre tipi. Ci sono galline allevate a terra dentro capannoni con sette animali per metro quadrato, si sta già un po' più larghi; galline allevate all'aperto, dove le galline non vinono più in capannoni ma all'aperto in 4 metri quadrati a disposizione, anche se vengono fatte razzolare solo 2 ore al giorno; infine ci sono le uova biologiche, ossia galline che vivono all'aperto sul terreno e con almeno 10 metri quadrati per ogni gallina.

Ma come si fa a capire se un uovo appartiene a questa o quell'altra categoria? Dovrebbe essere scritto sulla confezione, mi verrebbe da dire, ma se la confezione è poco chiara o l'azienda produttrice fa la "furba" le uova confezionate dal 01 gennaio 2004 devono riportare un codice alfanumerico, assegnato ad ogni allevamento dall’azienda sanitaria locale al fine di garantire la tracciabilità delle uova in Italia e in Europa.
Il codice è composto da 11 caratteri, come per esempio: 3 IT 001 BO 011, ed è composto da:
Un numero che indica il metodo di allevamento (0 per allevamento biologico, 1 per allevamento all’aperto, 2 per allevamento a terra, 3 per allevamento in gabbie);
Il codice dello Stato ("IT" per Italia);
Il codice ISTAT del comune ove è ubicato l’allevamento (composto da 3 cifre, 001 nell'esempio);
La sigla della provincia (BO);
Un numero progressivo di tre cifre che consente di identificare in modo univoco l’allevamento (011 nell'esempio).

Dunque pare che la scelta da preferire debba ricadere sulle uova biologiche, codice 0, che garantiscono una maggiore sicurezza contro le frodi, grazie ai maggiori controlli, oltre che ai vantaggi per la nostra salute. Purtroppo il costo delle uova biologiche è molto elevato, ingiustamente, poiché spesso il rincaro del distributore finale, di solito il supermercato, è sproporzionato.

L'ideale sarebbe riuscire a trovare un piccolo produttore artigianale, il contadino, cui approvvigionarsi, e scegliere sempre uova biologiche o, se non ce lo possiamo permettere, uova di galline allevate all'aperto.

Secondo quanto si deduce da un' intervista rilasciata a ADN Kronos da Ronerto Bennati, vicepresidente della Lav, pare che sulle uova i consumatori siano stati molto attenti e scrupolosi in questi ultimi anni, al punto che molte aziende e catene di distribuzione hanno scelto di contribuire a migliorare le condizioni di vita degli animali:
Esistono alcune catene della distribuzione organizzata che hanno già uova a proprio marchio, provenienti solo da allevamenti a terra, come ad esempio Carrefour e Coop che dal marzo 2004 ha ottenuto la certificazione per le uova a marchio Coop “da allevamento a terra. Molto presto, inoltre, avremo aziende che non venderanno più uova di batteria. Sarà quindi il mercato che andrà in questa direzione”.
"Altri esempi di sensibilità - continua Bennati - arrivano dalla Calvé, da Autogrill e da Giovanni Rana. Solo per citarne alcuni. Per la maionese, infatti, la Calvé (Unilever), per prima nel mondo delle salse, ha deciso di utilizzare come ingrediente principe di questo prodotto esclusivamente uova da allevamento a terra.
Autogrill, invece, ha scelto i utilizzare nei propri menù solo uova provenienti da sistemi alternativi.
Ma anche alcuni Comuni stanno optando per questa scelta nelle proprie mense scolastiche.
"

Ho sempre creduto che le scelte sagge dei consumatori, quando vengono informati correttamente, possano orientare nel verso giusto le grandi aziende e l'economia nazionale molto di più di quanto non possano fare i nostri politici. E l'inversione di tendenza che stiamo assistendo con le uova mi sembra la dimostrazione migliore.

domenica 6 giugno 2010

Sappiamo che pesci pigliare?

Negli ultimi anni le persone vengono invitate, da vari professionisti della nutrizione, a consumare una maggior quantità di pesce, almeno tre o quattro volte alla settimana. Questo perché i pesci contengono acidi grassi omega-3 (EPA e DHA), sostanze che vengono ritenute capaci di prevenire alcune malattie degenerative.

D'altra parte attualmente tutte le "zone di pesca" del mondo sono state devastate dalla pesca selvaggia, e tutti gli esperti del settore concordano nell'affermare che con l'attuale ritmo del consumo di pesce molte specie rischiano l'estinzione per cui per salvaguardarle ne andrebbe consumato molto meno.

Senza contare le correnti vegane che mettono in dubbio la stessa attendibilità degli studi che dimostrano l'utilità dell'olio di pesce per la prevenzione delle malattie coronariche. Secondo un articolo pubblicato nel marzo 2009 sulla rivista scientifica Canadian Medical Association Journal "gli studi compiuti su ampi gruppi di persone hanno evidenziato un effetto positivo del consumo di olio di pesce, ma, d'altro canto - fanno notare i ricercatori - questo è poco significativo, perché le persone in esame avevano uno stile di vita più sano rispetto alla media: facevano più esercizio fisico, fumavano meno, avevano in generale una dieta migliore. In conclusione, nel migliore dei casi l'olio di pesce è solo un fattore - probabile e non certo - in mezzo a tanti altri che possono ridurre il rischio di essere colpiti da malattia coronarica. Infatti, i gruppi di persone che conducono una vita sana e che non consumano pesce - come i vegetariani - non hanno un maggior rischio di malattie cardiovascolari (tutt'altro)"

Quindi? A chi dobbiamo dar retta? Quanto pesce dobbiamo mangiare per essere a posto con la salute nostra e del pianeta?

Capisco benissimo il vostro stato confusionale al sentire e leggere notizie così contrastanti e al tempo stesso preoccupanti, anch'io sono nella vostra stessa situazione quando devo fare la spesa e devo decidermi se comprare o no del pesce.

Finalmente pare che una grossa mano ce l'abbia data Slow Food che ci ha fornito un'utilissima guida con tutte le indicazioni da seguire nel momento in cui ci troviamo a comprare del pesce.

La guida riporta le regole fondamentali, le specie neglette alternative a quelle più conosciute e tutte le informazioni necessarie per far conoscere ai consumatori e agli addetti del settore i pesci che non si possono più consumare perché in via di estinzione o frutto di pratiche di pesca o allevamento non sostenibili.
Per scaricare la guida clicca qui

venerdì 28 maggio 2010

La Stevia: il dolcificante naturale per eccellenza, ma per l' Europa è ancora così amara

E' possibile sfornare torte che possano essere mangiate anche dai diabetici e dagli obesi? E' possibile far andare d'accordo il dolce con la dieta sana? E' possibile, insomma, trovare un dolcificante naturale che possa sostituire lo zucchero?
Di sostitutivi dello zucchero ce ne sono e vengono usati dall'industria alimentare per creare i cosiddetti "prodotti light". L'aspartame è uno di questi, ma poi si scopre che è collegato con l'insorgenza di tumori al cervello, oltre che ha una comprovata neurotossicità ed è la causa di "92 sintomi" allarmanti, come cecità, problemi neurologici (parkinson, alzhaimer) e vascolari, paralisi, come confermato anche dalla FDA (Food and Drug Administration). (clicca sul titolo per continuare)

sabato 22 maggio 2010

Il ritiro uno contro uno dei RAEE

Ora che il digitale terrestre sta imponendosi su tutto il territorio nazionale e chi vorrà vedere la TV sarà costretto a comprarne una nuova, che fine faranno tutte le vecchie e ormai obsolete televisioni? Verranno buttate! Ma come? E adesso che ci penso, che fine fanno in genere gli elettrodomestici che vogliamo dismettere?

Nel 2008 è entrato in vigore il decreto legge 151/2005 che ha recepito, con molta calma, una direttiva europea risalente al 2003. In base a questo decreto I consumatori, che prima di allora erano obbligati a portare i propri RAEE (Rifiuti di apparecchi elettrici ed elettronici) presso le eco-piazzole comunali, possono lasciare il rifiuto ai distributori, nel caso di nuovo acquisto, con un costo aggiuntivo che varia prevalentemente in base al peso, costo che i produttori scelgono se inglobare nel prezzo finale o renderlo separato.

Grazie a questo sistema nel 2009, sono state raccolti oltre 193mila tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. In media, si raccolgono 3,21 chili per abitante, anche se è ancora forte il divario territoriale, che penalizza, come sempre, il Sud: in Trentino-Alto Adige, per esempio, si totalizza 6,43 kg per abitante di rifiuti raccolti, contro l'1,93 kg della Campania, l'1,88 kg della Calabria, e addirittura, lo 0,82 kg della Sicilia.

Dal 18 giugno, invece, quando compreremo un computer, frigo, lavatrice o un ferro da stiro possiamo pretendere dal rivenditore il ritiro gratuito dell'usato da buttare. In tale data, infatti, entrerà in vigore il Decreto Ministeriale 08 marzo 2010 n° 65 recante “modalità semplificate di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) da parte dei distributori e degli installatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), nonché dei gestori dei centri di assistenza tecnica di tali apparecchiature”, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 04 maggio 2010.
L'obbligo di ritiro Raee è valido anche per gli acquisti online o per corrispondenza.
 Esempi di RAEE:
 •  Grandi elettrodomestici
 •  Piccoli elettrodomestici
 •  Apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni
 •  Apparecchiature di consumo
 •  Apparecchiature di illuminazione
 •  Strumenti elettrici ed elettronici (ad eccezione degli utensili industriali fissi di grandi dimensioni)
 •  Giocattoli e apparecchiature per lo sport e per il tempo libero
 •  Dispositivi medici (ad eccezione di tutti i prodotti impiantati ed infetti)
 •  Strumenti di monitoraggio e controllo
 •  Distributori automatici

I RAEE possono contenere sostanze quali metalli pesanti, ritardanti di fiamma bromurati, sostanze alogenate, sostanze lesive per l’ozono. Molte di queste sostanze rappresentano un potenziale pericolo per l’ambiente se non vengono trattate o smaltite in modo adeguato.

Con la nuova normativa i distributori sono tenuti ad informare i consumatori sulla gratuità del ritiro in modo chiaro e di immediata percezione, avvalendosi anche di avvisi ben leggibili situati nei punti vendita. I distributori hanno inoltre l'obbligo di tenere uno apposito registro numerato progressivamente che deve essere conservato per tre anni dalla data dell'ultima registrazione. Questo al fine di lasciare traccia del percorso del Raee dismesso e ostacolare lo smaltimento illecito di rifiuti elettrici ed elettronici. 
Una volta riconsegnato al negozio, il rivenditore è autorizzato a raggruppare presso la propria struttura i Raee ritirati e sarà a suo carico il successivo trasporto all'isola ecologica di riferimento per il successivo riciclo. I rivenditori che non ottempereranno all'obbligo di ritiro e smaltimento di prodotti Raee sono passibili di una sanzione che varia da 150 a 400 euro per ciascun articolo non ritirato.

Non resta che attendere, dunque, per capire come verrà recepito il regolamento e come concretamente saranno rispettati gli obblighi previsti.

mercoledì 19 maggio 2010

Una giornata a "impatto zero"

Qualche giorno fa ho visto in televisione una puntata di Citizen Report, un programma di Rai Educational che va in onda su Rai 3 all'1.10 a.m.
A questo punto voglio subito aprire e chiudere una parentesi: perché i programmi di Rai Educational che sono forse gli unici che meriterebbero l'attenzione di menti sviluppate come quelle dei bambini, menti capaci ancora di apprendere e comprendere, al contrario di quelle dei grandi ormai definitivamente inebetite da anni di spazzatura mediatica, vanno in onda la notte quando tutti, o quasi tutti, dormono? Una volta erano i film porno che andavano in onda la notte, adesso è il contrario. Se vuoi vedere un paio di tette basta guardare la prima serata di qualsiasi canale, avvolte anche a ora di pranzo o nel pomeriggio, mentre i programmi educativi sono stati relegati nelle fasce orarie notturne forse proprio per evitare che bambini possano guardarli. Per questa società è meglio avere un bambino che si tocca in bagno piuttosto che un bambino che impari ad usare il cervello e che un giorno potrebbe utilizzarlo contro "il sistema".

Chiusa la parentesi polemica e tornando a Citizen Report, in quella puntata di cui vi parlavo prima si mostrava un video di uno dei tanti inviati amatoriali iscritti al programma avente ad oggetto lo svolgimento di una giornata ad impatto zero. Nel video infatti si mostrava come era possibile vivere una giornata evitando di sprecare energie e di danneggiare inconsapevolmente l'ambiente. Già perché noi non ce ne rendiamo conto, ma da quando ci svegliamo la mattina fino a quando andiamo a dormire la sera o la notte, ogni nostra azione ha un impatto più o meno lesivo sull'ambiente: lo spreco di acqua per lavarsi, l'uso dell'auto, le luci che lasciamo accese, ecc.. 
In quel video invece l'autore dimostrava che era possibile con qualche piccolo sacrificio concludere una giornata qualunque con la coscienza ecologica pulita. Prendere la bici anziché l'auto, comprare frutta e verdura 'a Km zero', spegnere gli elettrodomestici in stand by e così via.

Che bella idea! La gente al giorno d'oggi filma di tutto, bambini che vengono pestati, ragazze violentate, le azioni più insignificanti e stupide solo per dire "Italia 1", ma nessuno ha mai pensato di utilizzare una telecamera per far vedere, seppur sommariamente, come bisognerebbe vivere una giornata. 

Allora mi sono chiesto: "sarebbe bello che tutte le giornate fossero a impatto zero, ma perché non decidere di farla almeno una volta al mese o, meglio ancora, alla settimana?" Si prende un giorno qualsiasi del calendario e in quel giorno si decide ad esempio di andare la lavoro in bici o con i mezzi pubblici, di non accendere la televisione, di mangiare a lume di candela, ecc., i suggerimenti si possono cogliere dallo stesso video, ma basta usare un po' la testa. Chissà quanto risparmieremmo noi e quanto ne guadagnerebbe l'ambiente se tutti almeno una volta a settimana avessimo una nostra giornata a impatto zero! Voi che dite?
Le mie più sincere congratulazioni all'autore di questo video.

venerdì 14 maggio 2010

Libri che fanno male

In questi giorni è in corso il Salone Internazionale del libro di Torino e anche se in tema di libri in Italia non siamo grandi consumatori (e si vede), voglio approfittare dell'occasione per dare qualche dritta che possa rendere il nostro consumo sempre più etico, critico e sostenibile.
Sapete che i libri che comprate potrebbero contenere tracce di foresta pluviale? No? Adesso si!  E lo sappiamo grazie al WWF, Greenpeace e Terra che da anni denunciano le responsabilità del settore dell’editoria italiana sulla distruzione delle ultime foreste torbiere del Sud Est Asiatico.
L’espansione delle piantagioni industriali per la produzione di polpa di cellulosa, infatti, minaccia le preziose foreste del Sud Est Asiatico e, in particolare, quelle di Sumatra e spinge verso l’estinzione specie come l’orango, l’elefante, la tigre e il rinoceronte di Sumatra.

Tra i principali responsabili di questo scempio ambientale la multinazionale APP (Asia Pulp & Paper). Si stima che dall'inizio delle proprie attività, negli anni '80, la APP abbia abbattuto un milione di ettari di foreste naturali nella sola isola di Sumatra. Quest’area da sola conserva più di due miliardi di tonnellate di carbonio svolgendo un’azione chiave nella mitigazione del cambiamento climatico. Di questo campione della deforestazione l'Italia è uno dei maggiori clienti.

Greenpeace ha lanciato la nuova classifica “Salvaforeste” sull’editoria italiana. A tutte le case editrici è stato rivolto un questionario “Salvaforeste” dove la maggior parte degli editori ha risposto dimostrando trasparenza, ma ha dichiarato di non poter fornire informazioni chiare sulla propria carta e quindi non ha una politica sostenibile. In questo gruppo si trovano i principali gruppi editoriali italiani, Mondadori, RCS Libri, Gruppo Giunti e Gruppo Mauri Spagnol.

Soltanto il 18 % delle case editrici interpellate ha scelto di acquistare solo ed esclusivamente carta sostenibile. Tra questi: Bompiani, Fandango, Hacca e Gaffi.

Il 20% è quello dei più “cattivi”: non hanno fornito nessuna informazione utile per poter valutare la sostenibilità della propria carta, dimostrando poca trasparenza e nessuna volontà di escludere dalla propria filiera carta proveniente dalla deforestazione. Tra questi Feltrinelli che da solo controlla quasi il 4% del mercato librario.

Per salvare foreste e oranghi, gli editori devono impegnarsi a garantire a noi lettori che i libri non siano prodotti di distruzione. È più facile di quanto si possa pensare!

giovedì 13 maggio 2010

Quei rompiscatole di Greenpeace

Cari amici e pazienti lettori,
oggi voglio pubblicare una sintesi dei riusultati di una indagine condotta da Greenpeace sulla "sostenibilità delle scatolette di tonno". Sembra una esagerazione, ma in realta la questione è seria e va affrontata nel modo giusto.

"Le campagne pubblicitarie cercano di far apparire la pesca al tonno come una pittoresca industria artigianale, ma in realtà le flotte che pescano il tonno sono tra le più industrializzate al mondo, e sono responsabili di gravi impatti sugli oceani. Questo tipo di pesca minaccia da un alto le risorse da cui dipende, sovrasfruttando gli stock di tonno e catturandone esemplari giovanili, e dall’altro l’intero ecosistema marino. Il tonno è solitamente pescato con metodi che causano ogni anno la morte di migliaia di squali e tartarughe marine, tra cui specie minacciate d’estinzione. A soffrirne purtroppo non è solo l’ambiente ma anche le popolazioni costiere i cui mari in cambio solo di una piccola parte dei guadagni, vengono depredati da flotte straniere e dal fenomeno sempre più diffuso della pesca illegale" (Fonte Greenpeace "Rapporto tonno in scatola").

A tre mesi dal lancio della classifica “Rompiscatole” di Greenpeace sulla sostenibilità delle scatolette italiane, le aziende hanno cominciato a muoversi nella direzione giusta, iniziando a porre maggior attenzione alla provenienza del tonno utilizzato nelle loro scatolette.

Secondo i risultati di questa classifica il primo posto in classifica spetta a AsdoMar, uno dei pochi che utilizza in parte dei propri prodotti il tonnetto striato, pescato con metodi sostenibili (lenza e amo). Il tonnetto striato - a differenza del pinna gialla ormai sovrasfruttato – è considerata in buono stato.

Tra le scelte più importanti c’è la decisone di Esselunga di non comprare tonno trasbordato in mare, una pratica che favorisce molto spesso attività illegali. Callipo, invece, è il primo a decidere di utilizzare nella propria produzione non più del 25 per cento di tonno pescato con sistemi di aggregazione per pesci (o FAD). I FAD, infatti, causano la cattura accidentale di tartarughe, squali ed esemplari immaturi di tonno.

Passi avanti anche tra i più grandi! Bolton che, con il marchio Riomare copre più del 30% del mercato, si è impegnato formalmente a predisporre prima della fine dell’anno una politica di sostenibilità. In fondo alla classifica Nostromo e tonno Mare Aperto di STAR.

La strada per avere sul mercato un prodotto totalmente sostenibile è ancora lunga: dei quattordici marchi in classifica ben dieci continuano a rimanere “in rosso”, e nessuno raggiunge la fascia “verde”. Adottare dei principi scritti è un passo fondamentale ma non basta: le aziende devono passare dalle parole ai fatti!

Visita il sito "Tonno in trappola" e scarica la nuova classifica "Rompiscatole"

lunedì 10 maggio 2010

Cercasi Acqua pulita per lavare privatizzazioni sporche

Cercare di fare chiarezza e allo stesso tempo essere sintetici su un tema così delicato è molto difficile e spero di raggiungere comunque l'intento.
In Italia tutto e cominciato nel 1994 con la legge n. 36/94, detta legge "Galli" dal nome del suo promotore, che con l'obiettivo di ridurre l’eccessiva frammentazione dei soggetti gestori che, tra acquedotto, fognature e depurazione, erano 7826 all’inizio degli anni novanta, ha diviso il territorio italiano in novantuno Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) (formati dai Comuni dei territori interessati), i quali gestiscono l’acqua nei propri territori e hanno un proprio organo decisionale di nomina politica. Sempre secondo la legge ogni ATO può affidare la gestione del proprio servizio idrico integrato ad un’unica società, con tre possibili alternative di gestione: azienda a capitale totalmente pubblico (opzione “in house”); società a capitale misto pubblico-privato; società a totale capitale privato. (clicca sul titolo per continuare)

martedì 4 maggio 2010

I cari detersivi biologici

I detersivi sono sempre stati una delle principali fonti di inquinamento sia per la natura, sia per noi stessi. Le sostanza tossiche contenute al loro interno, infatti, contribuiscono a distruggere gli ecosistemi acquatici e provocano danni non solo alla nostra pelle, ma anche a tutto il corpo che involontariamente e quotidianamente ne assorbe una piccola ma costante quantità. Pensiamo ad esempio alle posate o alla verdura lavata in pentole pulite con detergenti tradizionali, per quanto possiamo sciacquarle non riusciremo mai a eliminare definitivamente le sostanze tossiche contenute nei detergenti. Uno dei tanti nodi da sciogliere per risolvere il problema dell'inquinamento è, quindi, quello di cercare di utilizzare detersivi che non contengono sostanze tossiche: detersivi biologici.

L'obiezione che maggiormente e artificiosamente viene fatta contro l'utilizzo dei detersivi biologici riguarda la loro scarsa economicità, cari al pianeta e al portafoglio. In genere questo tipo di obiezione viene sollevata per tutti i prodotti biologici e che fanno bene al nostro pianeta. Pertanto la mia risposta non potrà essere diversa da quella che darei per tutto il mondo biologico.

SI! E' vero, i detersivi ecologici costano di più di quelli convenzionali.

"Ah! Ma allora è inutile che perdiamo tempo - direte voi - con questa crisi non arriviamo a fine mese per mangiare, figuriamoci se possiamo permetterci di spendere qualcosa in più per lavare due piatti".

Non fa una piega e vi posso assicurare che vi capisco benissimo. Quando a fine mese riceviamo il nostro sospirato stipendio e da questo ci togliamo le spese per il cibo, acqua, luce e gas, telefono e telefonino, l'auto senza la quale non riusciamo a muoverci, il parente che si sposa, il figlio che ha rotto l'ennesimo paio di scarpe, alla fine rimane poco o niente.

La questione però è un'altra. Nessuno, compreso il sottoscritto, dice che bisogna preferire l'acquisto del detersivo ecologico a quello dell'omogeneizzato per il bambino. La questione è quella di cominciare ad entrare nell'ordine di idee di dover dedicare una piccola parte delle nostre entrate per investire sulla salute dell'ambiente. Investire non spendere, perché acquistare un detersivo ecologico non è una spesa!

La spesa è quella che saremo costretti a sostenere per sopportare le conseguenze di non aver investito oggi. Allo stesso modo oggi stiamo pagando per i mancati investimenti nell'ambiente della generazione precedente. Volendo fare un esempio che può sembrare banale ma che vuole essere solo una semplificazione, con l'uso smodato di detergenti abbiamo distrutto o inquinato molte specie di pesci che oggi siamo costretti a pagare il doppio per la diminuzione dell'offerta, per non parlare delle sostanze nocive che contengono per aver nuotato in acque inquinate; facciamo giocare i nostri bambini su pavimenti puliti con sostanze tossiche che vengono a contatto con la pelle favorendo la formazione di allergie e altre patologie che saremo poi costretti a curare acquistando medicinali sempre più costosi. Oggi spendiamo molto di più di ieri per cibo e medicine solo perché ieri non abbiamo voluto investire.

Eccoli! Sento già gli epiteti di quanti in questo momento mi stanno dando del catastrofista. Chissà perché ogni volta che qualcuno mette in guardia sulle conseguenze di una cattiva azione gli si dà sempre del catastrofista. Voglio dare un consiglio a qualche eventuale bambino che sta leggendo questo post: se state giocando a fare l'equilibrista sul muro di cinta del soffitto di casa vostra e i vostri genitori vi dicono che potreste cadere giù, voi dite che sono dei catastrofisti, così forse per non sentirsi tali ve lo lasceranno fare. Scherzo, ovviamente, bambini scendete da quel muro. Ma tutto questo per dire che se non ci mettiamo in testa una buona volta di destinare oggi una piccola parte del nostro reddito per l'acquisto di detersivi ecologici, domani non ci pagheranno abbastanza per sostenere il costo di questo rifiuto.

Non mi rivolgo a chi effettivamente vive in condizioni di indigenza perché ha perso il posto di lavoro o non ne ha mai avuto, ma a coloro che riescono grazie alle loro entrate ad avere quel poco in più da dedicare alle spese non indispensabili, ammesso che tutelare la nostra salute possa considerarsi una spesa non indispensabile. Se state leggendo questo post, vuol dire che avete un computer e una linea telefonica con la connessione ad internet. Se potete permettervi di avere ciò vi assicuro che potete permettervi di acquistare anche un detersivo ecologico ogni tanto.

Per oggi penso che possiamo fermarci qui, ma in futuro continuerò a parlare di detersivi biologici, cercando di dare qualche consiglio sul loro uso e sul loro acquisto e dimostrando così che sono a portata delle nostre tasche, molto di più di quelli convenzionali.

giovedì 29 aprile 2010

Società in Transizione

Cari amici, Cari lettori,
voglio prendere spunto dall'ennesimo disastro ambientale di questi giorni che ha colpito le acque del Golfo del Messico  a causa dell'inabissamento di una piattaforma petrolifera, per parlarvi di un movimento che rappresenta a mio avviso una delle risposte più promettenti e lungimiranti alle due sfide più dure per il nostro pianeta: il cambiamento climatico e il picco del petrolio. Ma mentre il primo è ben documentato ed ha una grande visibilità sui media, il secondo invece rimane fuori dalla conoscenza della maggior parte della popolazione. Tuttavia il Picco del petrolio, un processo geologico al quale consegue il declino della disponibilità di combustibili fossili, può inficiare in maniera assai seria quella stabilità economica e sociale che è essenziale se abbiamo intenzione di mitigare la minaccia del Cambiamento climatico.

Potreste non aver mai sentito i mezzi di informazione parlare dei principi su cui si basa la teoria del Picco del petrolio. Non lasciate che ciò vi faccia rilassare in un falso senso di sicurezza. C'è stato un momento nel quale il tema dei Cambiamenti Climatici ha sofferto della stessa mancanza di rilievo mediatico.
Il Picco del petrolio non equivale alla "fine del petrolio", poiché ne resterà sempre una parte nel sottosuolo, ma, o sarà troppo difficile da raggiungere, oppure l'estrazione risulterà eccessivamente dispendiosa in termini di energia da utilizzare a tal fine: ricordate una cosa, nel momento in cui per estrarre un barile di petrolio sarà necessario impiegare un quantitativo di energia pari ad un barile di petrolio, quello è indistintamente il momento in cui nessuna compagnia petrolifera sarà più disposta a estrarre una sola goccia di petrolio.

Inutile allarmismo? A testimonianza di quanto appena detto voglio citare un rapporto preparato per il governo degli Stati Uniti nel 2005 da un'agenzia di esperti nella gestione del rischio e dell’analisi petrolifera (Peaking of World Oil Production: Impacts, Mitigation & Risk Management. Robert L. Hirsch, SAIC) e il recente rapporto del  Pentagono americano, tramite l'American Joint Forces Command.
In entrambi i casi viene documentata la fine del petrolio di approvvigionamento facile ed economico.

Si ma che centra, direte voi, il Movimento di Transizione? Beh, amici miei, casomai non l'aveste capito e aspettavate che fosse perfino il Pentagono a dirvelo, bisogna cominciare a pensare al passaggio (transizione) dall'attuale modello ad una società che trae la sua energia da fonti sostenibili e abbandoni definitivamente il petrolio perché fra un po' sarà lui ad abbandonare noi.

Il movimento Transition Towns parte da questa necessità per prendere spunto per la ricostruzione di tutto il sistema dei rapporti tra gli uomini e tra gli uomini e il pianeta, nel quale il potere viene condiviso da tutti e non subito dall'alto di istituzioni che ingenuamente riteniamo democratiche.

Transition è un movimento culturale nato di recente in Inghilterra dalle intuizioni e dal lavoro di Rob Hopkins.
Tutto avviene quasi per caso nel 2003. In quel periodo Rob insegnava a Kinsale (Irlanda) e con i suoi studenti creò il Kinsale Energy Descent Plan un progetto strategico che indicava come la piccola città avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza in un mondo in cui il petrolio non fosse stato più economico e largamente disponibile.

Voleva essere un’esercitazione scolastica, ma a Rob Hopkins venne l'intuizione di applicare a questo modello il concetto di resilienza.
Resilienza non è un termine molto conosciuto, esprime una caratteristica tipica dei sistemi naturali. La resilienza è la capacità di un certo sistema, di una certa specie, di una certa organizzazione di adattarsi ai cambiamenti, anche traumatici, che provengono dall’esterno senza degenerare, una sorta di flessibilità rispetto alle sollecitazioni.
La società industrializzata è caratterizzata da un bassissimo livello di resilienza, basta chiudere il rubinetto del carburante e la nostra intera civiltà si paralizza.
I progetti di Transizione mirano invece a creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e fortemente resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali).

Tutto ciò attraverso proposte e progetti incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso. Prevedono processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli abitanti delle comunità.
Nascono così le Transition Towns (oramai centinaia), città e comunità che sulla spinta dei propri cittadini decidono di prendere la via della transizione.
Possediamo tutte le tecnologie e le competenze necessarie per costruire in pochi anni un mondo profondamente diverso da quello attuale, più bello e più giusto. La crisi profonda che stiamo attraversando è in realtà una grande opportunità che va colta e valorizzata e credo sinceramente amici che il movimento di Transizione sia lo strumento per farlo.
Tornerò a parlare di questo movimento per approfondire meglio le proposte e i progetti pratici del movimento.

martedì 27 aprile 2010

Chernobyl, 26 aprile 1986: the day after

Forse non tutti sanno che ieri è stato il 24° anniversario del disastro nucleare di Chernobyl. Il 26 aprile 1986, presso la centrale nucleare V.I Lenin in Ucraina, una potente esplosione provocò lo scoppio del reattore numero 4 con conseguente fuoriuscita di una nube radioattiva che in poco tempo contaminò le aree circostanti espandendosi a macchia d’olio nell’Europa orientale fino a raggiungere anche l’Italia, la Francia e la Germania. 
Alcuni numeri per rendere un po' l'idea della gravità del disastro, il più tragico della storia da quando entrò in funzione nel 1956 a Sellafield in Inghilterra la prima centrale nucleare per uso commerciale: 6 pompieri, 24 dipendenti e 31 liquidatori morti quasi subito per effetto delle radiazioni immediate e un numero difficilmente quantificabile di vittime per gli effetti a lungo termine di quelle assorbite; 10 i giorni impiegati per spegnere gli incendi, 130 mila gli abitanti dei 76 villaggi evacuati nel raggio di 30 km dalla centrale. Ma le conseguenze più gravi sono dovute all'aumento considerevole delle malattie che hanno colpito le popolazioni dell'ex area sovietica, i cui dati sono indicati in un rapporto di greenpeace redatto in occasione del 20° anniversario della sciagura.
Come giustamente rilevato da Greenpeace, una valutazione complessiva delle conseguenze sulla salute umana del disastro di Cernobyl è impossibile, pertanto la vera dimensione della mortalità e delle malattie non può essere completamente stimata. L'incertezza riguardo alla quantità totale di particelle radioattive liberate, l'irregolare distribuzione di radioattività, gli effetti dell'esposizione multipla a diversi radioisotopi, i limiti nel monitoraggio medico, nella diagnostica e nel trattamento delle malattie, rendono l'incidente del tutto unico e inapplicabili e inadeguati gli standard e i metodi conosciuti, quindi i risultati ottenuti costituiscono solo una approssimazione per difetto. 
NO! Non voglio fare del terrorismo psicologico, utilizzare la paura per convincere a dire no al nucleare. Se fosse questa la mia intenzione potrei postare uno dei tanti video che si trovano su youtube che mostrano le deformazioni dei bambini nati a ridosso di quel mai troppo lontano 26 aprile, le conseguenze sulla salute e sul fisico, ma non voglio farlo. Ne ho visti qualcuno è vi posso assicurare che sono terribili, al punto che vi sconsiglio vivamente di vederli, sono ancora scosso mentre scrivo queste righe. I danni creati dal disastro sono un fatto oggettivo, reale e nessuno può negarlo. 
Noi abbiamo il dovere verso le vittime della centrale nucleare di Chernobyl di non dimenticarle, di non ignorarle. Purtroppo non sono dello stesso avviso i nostri governanti perchè nonostante la drammatica esperienza di Chernobyl, che ricordiamo spinse gli italiani a decidere, tramite referendum, la chiusura delle quattro centrali nucleari situate sul nostro territorio, il Governo ha recentemente varato un decreto per l’individuazione dei siti in cui costruire impianti di nuova generazione. Il tragico ricordo del più grande disastro nucleare della storia non è servito a distogliere l’attenzione dei Governi dall’uso della più pericolosa, dannosa e costosa forma di energia: quella ottenuta mediante il processo di fissione nucleare.

sabato 24 aprile 2010

L'acqua non si vende!

Da oggi "migliaia di donne e uomini liberi raccoglieranno le firme per i tre referendum che dicono sì all'acqua pubblica". E' quanto si legge in una nota dal Forum dei movimenti per l'acqua e delle altre realtà promotrici dei referendum (comitato promotore su www.acquabenecomune.org) che si sono posti l'obiettivo di 50mila firme nei primi due giorni di raccolta. Ci saranno centinaia di banchetti e decine di iniziative riempiranno le piazze delle città e dei paesi. La data di inizio della raccolta firme non è casuale. Nel fine settimana dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo, infatti, le parole d'ordine saranno "Liberiamo l'acqua".

L’acqua dev’essere considerata bene comune e dev’essere sottratta ai processi speculativi, è estremamente pericoloso rimettere la possibilità di erogare un servizio pubblico solo se esiste la possibilità di trarre da questo guadagno. Il Governo nazionale, invece, sordo a qualsiasi proposta per avviare una gestione partecipata e pubblica dell’acqua ha inserito nel decreto Ronchi un articolo sulla “privatizzazione” dell’acqua, che spazza via qualsiasi possibilità di partecipazione e coinvolgimento delle comunità e delle amministrazioni locali nella gestione della risorsa idrica. Le nuove norme, infatti, impongono invece di dismettere entro il 31 dicembre del 2011 ogni tipo di gestione pubblica. In altre parole, il gestore del rubinetto diventa il proprietario dell’acqua.
Dando il servizio di gestione di tutti gli impianti che fanno arrivare l’acqua ai nostri rubinetti, l’obbligo di privatizzazione della gestione comporta di fatto la privatizzazione della risorsa. Dunque poco importa se la legge dice che l’acqua rimane pubblica quando la stessa legge dice che tutti i servizi idrici devono essere privatizzati.

Dal punto di vista normativo, con l’approvazione dei tre quesiti referendari l’affidamento del servizio idrico integrato, ricadrà sotto la disciplina del vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso alle aziende speciali o, in ogni caso, ad enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente ‘privo di rilevanza economica’, servizio di interesse generale e privo di profitti nella sua erogazione.
Verrebbero poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.
Per sensibilizzare ulteriormente la gente sulla questione il WWF ha lanciato la campagna LiberaFiumi 2010.
Dal Piave al Tagliamento, dall’Arno al Tevere, dal Sarno alle fiumare Calabresi, il prossimo 2 maggio un migliaio di volontari del WWF setacceranno 25 fiumi lungo l’intera penisola, grandi isole comprese. Un grande censimento che consentirà di verificare lo stato di salute delle sponde delle principali “vene blu” del nostro Paese per denunciarne il grave stato di degrado ma, soprattutto, per formulare proposte e valorizzare quanto già di sostenibile ed innovativo si sta facendo lungo i nostri corsi d’acqua ad opera di parchi, associazioni ambientaliste, cooperative per il turismo, agricoltori e amministrazioni pubbliche, per garantire tutela della biodiversità, qualità della vita, sicurezza idrogeologica e un futuro per gli ecosistemi fluviali.

La raccolta delle 500.000 firme necessarie per indire il referendum partirà sabato 24 aprile e proseguirà per tre mesi. L’elenco completo dei banchetti qui

venerdì 23 aprile 2010

La Bibbia dei Villani

Esistono Bibbie degli imperatori, splendidamente miniate, ed esistono, meno appariscenti e meno note, ma non meno preziose, Bibbie dei villani.
Sono le Bibbie dei contadini, dei piccoli mercanti e degli artigiani, insomma del popolo minuto, che la tradizione orale e scritta di ogni regione d’Italia ci ha tramandato, e che Dario Fo e Franca Rame hanno scoperto in anni di ricerche sulle tradizioni popolari, ricreato sulla scena e ora riproposto, in una versione inedita, in questo libro.

In queste Bibbie, commosse e piene di risate, Dio è gioia ma anche sofferenza, godimento e pianto, sorriso e sghignazzo: il Dio dei villani discute con gli animali e con gli umani, certe volte anche li aggredisce; l’Altissimo, essendo il padre delle sue creature, ha i loro stessi pregi e i loro stessi difetti, persino la gelosia, la paura di rimanere solo, la malinconia. E poi, altro fatto straordinario, egli non è solo maschio, ma anche femmina, cioè madre, una tradizione che viene da tempi lontani, dalla Grecia arcaica.
La Bibbia dei villani di Dario Fo segue liberamente la successione «biblica», dall’Antico al Nuovo Testamento, dalla Genesi ai Vangeli canonici e apocrifi, con prologhi che introducono i vari racconti scritti nel volgare di lingue diverse con versione italiana a fronte.
Ne viene fuori una storia di meraviglie e di storture, di miracoli e di stragi, di crudeltà e di tenerezza, di follie di potenti e onnipotenti e di saggezza popolare, dove il Signore parla attraverso l’energia e la concretezza dei villani.

giovedì 22 aprile 2010

La giornata della Terra

Il Giorno della Terra, in inglese Earth Day è il nome usato per indicare due diverse festività: una che si tiene annualmente ogni primavera nell'emisfero nord del pianeta, e un'altra in autunno nell'emisfero sud, dedicate entrambe all'ambiente e alla salvaguardia del pianeta Terra. Le Nazioni Unite celebrano questa festa ogni anno nell'equinozio di primavera, ma è un'osservanza ufficializzarla il 22 aprile di ciascun anno. La festività è riconosciuta da ben 175 nazioni e viene celebrata da quasi mezzo miliardo di persone

L'Earth Day fu celebrato a livello internazionale per la prima volta il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Nato come movimento universitario, nel tempo, l'Earth Day è divenuto un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l'inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili.
Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell'uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.

Diverse e importanti sono le iniziative previste per l'occasione del quarantennale. La prima è una petizione rivolta al Congresso degli Stati Uniti affinché introduca un disegno di legge sul clima per avviare una vera rivoluzione energetica. La seconda sarà la marcia ambientalista organizzata per il prossimo 25 aprile al National Mall, a Washington, nella quale prenderanno parte tra gli altri il reverendo Jesse Jackson e il regista James Cameron e che si concluderà con un grande concerto durante il quale si esibiranno Sting, Joss Stone, The Roots, Jimmy Cliff e altri importanti musicisti.
Anche in talia, a Roma, la giornata della difesa dell'ambiente avrà il punto di massima risonanza grazie all'evento Nat Geo Music Live, un concerto gratuito in occasione dell'Earth Day che si terrà a Roma al Circo Massimo. Fra gli ospiti, Pino Daniele e i Morcheeba. Durante il concerto verrà allestito un villaggio dell'Ama, dove i partecipanti potranno imparare cosa vuol dire avere comportamenti "verdi". Per combattere le emissioni di anidride carbonica prodotte dal concerto sarà creata una nuova area verde di 10.000 metri quadrati nel Parco dell'Aguzzano, a Roma, e raccolti fondi per la tutela delle foreste in Madagascar
Sito Italiano della Giornata della Terra

mercoledì 21 aprile 2010

Aria di PrimaveraBio

Dal 16 Aprile al 16 Maggio si svolgerà in tutta Italia la Primaverabio 2010, la campagna nazionale dell'Aiab che porta le famiglie e i consumatori italiani dentro le aziende biologiche di tutta Italia e giunta già alla nona edizione.
Una festa della primavera in cui agricoltori e allevatori apriranno le porte delle loro aziende agli amanti del bio. Per facilitare la partecipazione alla PrimaveraBio, saranno messi a disposizione 25 pullman in partenza dalle principali città di tutte le regioni partecipanti. In questo modo per un giorno i consumatori potranno farsi "controllori" essi stessi della qualità di produzione della filiera bio, e dire "Del bio mi fido!". Il tema di quest’anno sarà infatti, la fiducia del consumatore verso il biologico.
Scegliere il biologico rappresenta per i consumatori un modo importante per contribuire alla difesa della biodiversità animale e vegetale. A questo proposito, nell'ambito della PrimaveraBio, sarà distribuita Gea, la Farfalla della biodiversità. In collaborazione con Eugea, Spin off dell'Università di Bologna, Aiab lancerà questo simpatico gadget il cui ricavato verrà devoluto per finanziare la ricerca in Agricoltura Biologica. Nelle ali di Gea - una farfalla in cartoncino ecologico - sono custoditi i semi del Giardino delle Farfalle Tascabile. Una volta coltivati sul davanzale di casa o sul terrazzo, daranno vita a splendidi fiori che con il loro nettare attirano e nutrono le farfalle, salvaguardando la biodiversità e l'equilibrio dell'ecosistema urbano.
Per informazioni telefonare allo 0645437485, oppure www.primaverabio.aiab.it.

lunedì 19 aprile 2010

AVVISO IMPORTANTE

Amici lettori,
qualche giorno fa abbiamo parlato dell'intenzione del nostro Parlamento di estendere la stagione di caccia. Questa intenzione si è manifestata con la modifica dell'art. 43 della legge Comunitaria ad opera della Commissione Agricoltura alla Camera. Martedì 20 aprile i deputati decideranno se approvare definitivamente questa modifica. Al fine di impedire che tale iniziativa vada in porto e legalizzare così la mattanza dei cieli, la Lipu insieme ad altre associazioni ha organizzato oggi e domani un presidio in piazza Montecitorio dalle ore 12.00 di oggi alle ore 13.00 di martedì al quale tutti sono invitati per dire no alla caccia selvaggia. Febbraio è un mese particolarmente importante per le specie migratrici. Senza dimenticare i rischi aggiuntivi per le persone che vivono in campagna e tutti gli amanti di escursioni e passeggiate.
Mi rendo conto che non ho dato molto preavviso, anzi direi senza nessun preavviso, ma chiunque si trovi a Roma porti il suo sostegno alla Lipu e a tutti coloro che in questo momento stanno dicendo no all'ennesima 'fucilata' a MadreNatura.
Grazie!

giovedì 15 aprile 2010

Gli incentivi sul risparmio e sull’efficienza energetica

Solo per ricordare che oggi sono partiti gli incentivi dedicati al risparmio e all’efficienza energetica.
Sono 19 i prodotti che godranno dei bonus previsti dal decreto legge sugli incentivi. La lista spazia dagli elettrodomestici, alle cucine, agli immobili ad alta efficienza energetica, alle moto, alla banda larga per gli under 30. L’incentivo scatterà a richiesta (al rivenditore) e per tutto il 2010, ma fino a esaurimento delle risorse (sul piatto ci sono 300 milioni, di cui 200 finanziati dal gettito della lotta all’evasione). L’operazione doveva partire inizialmente il 6 di Aprile, poi è stata spostata al 16 e infine anticipata a domani.
Per approfondimenti su tutti gli incentivi legati all’efficienza energetica cliccate qui

Il negazionismo ambientale dei senatori anti Kyoto

Pare proprio che in questi giorni il Parlamento si stia impegnando seriamente per dare una mano al nostro Pianeta, una mano a morire. Dopo l'estensione della stagione venatoria approvata dalla Commissione Agricoltura alla Camera dei deputati, al Senato è stata approvata la famosa mozione dei senatori anti Kyoto, presentata dal senatore D’Alì, che chiedeva al Governo di impegnarsi in favore della riorganizzazione dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) e della sostituzione dell’Accordo Europeo sul 20-20-20 con uno che contenesse impegni meno gravosi per l'Italia rispetto a quelli finora sostenuti dai Commissari europei all'ambiente succedutisi nel tempo. Ma il Governo non ci sta! Il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo punta i tacchi e in una nota fa sapere che "Per il governo parlano gli atti ufficiali e gli accordi sottoscritti  in tutte le sedi internazionali. Per il governo parla una politica coerente a sostegno delle fonti rinnovabili, dell'efficienza energetica, e i risultati ottenuti nella riduzione delle emissioni inquinanti". Il Ministro non li ha indicati ma se qualcuno fosse a conoscenza dei risultati ottenuti nella riduzione delle emissioni inquinanti  vorrebbe essere così gentile da segnalarmeli? Non mancherò di pubblicarli. Grazie!

La caccia diventerà lo sport nazionale?

 La maggioranza in commissione agricoltura alla Camera vota il provvedimento che consente alle Regioni di stabilire le date di inizio e fine della stagione, nonostante i paletti Ue

La commissione Agricoltura della Camera ha approvato a maggioranza, con 21 voti a favore e 17 contrari, il sub-emendamento all'articolo 43 sulla caccia della legge comunitaria, che consente alle Regioni di posticipare i termini del calendario venatorio dietro preventivo parere di validazione dell'Ispra.
Sento già le voci degli di alcuni di voi che mi rimbombano in testa dicendomi:  "Cosa ti aspettavi?"... "Speravi che abolissero la caccia? Perché se è cosi dovevi chiamare questo blog il pianeta delle meraviglie". E' vero! C'era da aspettarselo, e vi posso assicurare che non credevo diversamente, né mi ci vedo bene nelle vesti di Alice, confidavo piuttosto nella nullafacenza dei nostri politici o, per essere più buoni,  nella preferenza che avrebbero accordato ad altre questioni ben più importanti per il nostro Paese, ma evidentemente quando si tratta di commettere un errore la nostra dirigenza politica si mostra sempre pronta e sollecita. Vediamo piuttosto, in sintesi, cosa dice il provvedimento approvato dalla Commissione e che, ricordiamo, non è definitivo ma deve essere approvato dal Parlamento.
(clicca sull'articolo per continuare)

mercoledì 14 aprile 2010

Approfondimenti: Investire nel fotovoltaico

Sicuramente ti sarà capitato almeno una volta di guardare sul tetto di una casa e scorgerci dei pannelli solari, negli ultimi tempi se ne vedono sempre più spesso.
Io quando li vedo mi chiedo  sempre se sono per l'acqua calda o anche per l'elettricità, quanto li avrà pagati il proprietario e se ne sarà valsa la pena, ossia se si è trattato effettivamente di un investimento o solo di una spesa per ricchi. In questo e-book l'autore, soddisfa la curiosità che assale chi, come me, guarda su un tetto  dei pannelli fotovoltaici, ma soprattutto smentisce tutti i luoghi comuni su questa forma di approvvigionamento dell'energia che, con l'aumento del prezzo del petrolio da un lato e la pericolosità del nucleare dall'altro, rappresenta una delle poche strade concretamente percorribili per un uso sostenibile dell'energia elettrica.
Anche se non viene molto pubblicizzato, ma i pannelli fotovoltaici costituiscono l'unica possibilità di ridurre drasticamente, per non dire eliminare, la spesa per l'energia fino addirittura a guadagnarci, trasformando ogni casa in una mini centrale elettrica ad energia solare.
In questo e-book viene spiegato in che modo. Non si fa riferimento all'attività di progettazione, di costruzione o installazione di un impianto fotovoltaico, argomenti che richiederebbero competenze tecniche da parte del lettore, l'autore si preoccupa solo di fornire l'assistenza giusta per chi è intenzionato seriamente ad investire, indicando tutte le azioni da compiere per affrontare al meglio questa forma di investimento. Ciò che si richiede, quindi, è solo l’impegno e la determinazione nel volerlo realizzare. E perché questi non risultino vani è necessario acquisire le giuste strategie. Viene affrontato ogni aspetto, compreso quello fiscale e della gestione del Nuovo Conto Energia, ossia il meccanismo di incentivazione per la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici, affinché l'acquisto dei pannelli fotovoltaici diventi effettivamente la soluzione al problema del 'caro bolletta'.
Clicca qui per ordinarlo ora o semplicemente saperne di più su questo e-book.

giovedì 8 aprile 2010

Solar Impulse HB SIA. L'aereo a propulsione solare

Amici lettori è di ieri la notizia che è stato compiuto il primo volo di un areo a propulsione solare.
Si tratta di Solar Impulse HB SIA, un aereo dotato di quattro motori ad elica (due vicino alla carlinga e uno a due terzi di ciascuna ala)  che vengono alimentati da 12mila celle fotovoltaiche che rivestono la superficie superiore delle sue lunghissime ali (oltre 80 metri). Inoltre la forma estremamente aerodinamica delle ali e il basso peso complessivo dovuto ad una struttura in fibra di carbonio fatta a nido d'ape, consentono all'aereo, ove per qualsiasi motivo non avesse più l'uso dei motori, di planare come un aliante per lunghe distanze.
Decollato alle 10.27 del 7 aprile 2010, in silenzio, dall'aerodromo di Payerne, nella Svizzera occidentale, il prototipo ...continua...

martedì 6 aprile 2010

Car pooling? Un altro sistema di trasporto per una mobilità sostenibile.

Il car pooling (condivisione di auto, concarreggio) è una modalità di trasporto che consiste nella condivisione programmata di automobili private tra un gruppo di persone, con il fine principale di ridurre i costi del trasporto.
La pratica del condividere l'auto è maggiormente diffusa nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti dove esistono associazioni specifiche, mentre trova tuttora bassissima applicazione in Italia. ...continua...

giovedì 1 aprile 2010

ENERGIA NUCLEARE IN ITALIA? CERCHIAMO DI VEDERCI CHIARO

In questi giorni è tornata alla ribalta, alla luce anche delle recenti elezioni regionali del 28-29 marzo 2010, la questione del ritorno all’energia nucleare in Italia dopo che con il referendum del novembre del 1987 l'81% dei votanti disse no alle centrali nucleari in Italia. In questo articolo si tenterà di dare una risposta alle domande più frequenti che vengono poste quando si parla di energia nucleare, al fine di fornire qualche chiarimento in più su un tema così importante e facilitare la formazione di un giudizio che prescinda dalle proprie opinioni politiche per rimanere negli indefiniti limiti della tematica ambientale. (clicca sul titolo per continuare)

mercoledì 31 marzo 2010

Boom delle “adozioni” a distanza di animali e ortaggi.

La Coldiretti ha lanciato un'importante iniziativa per combattere la crisi economica abbassando i costi di produzione diventati ormai insostenibili. Oltre all'aspetto economico non manca il valore etico di un’operazione che aiuta a salvare l’agricoltura del territorio e con essa l’ambiente, il paesaggio, le tradizioni e una cultura locale che si tramanda nei secoli. Si tratta di una nuova tendenza (clicca sul titolo per continuare)