venerdì 14 maggio 2010

Libri che fanno male

In questi giorni è in corso il Salone Internazionale del libro di Torino e anche se in tema di libri in Italia non siamo grandi consumatori (e si vede), voglio approfittare dell'occasione per dare qualche dritta che possa rendere il nostro consumo sempre più etico, critico e sostenibile.
Sapete che i libri che comprate potrebbero contenere tracce di foresta pluviale? No? Adesso si!  E lo sappiamo grazie al WWF, Greenpeace e Terra che da anni denunciano le responsabilità del settore dell’editoria italiana sulla distruzione delle ultime foreste torbiere del Sud Est Asiatico.
L’espansione delle piantagioni industriali per la produzione di polpa di cellulosa, infatti, minaccia le preziose foreste del Sud Est Asiatico e, in particolare, quelle di Sumatra e spinge verso l’estinzione specie come l’orango, l’elefante, la tigre e il rinoceronte di Sumatra.

Tra i principali responsabili di questo scempio ambientale la multinazionale APP (Asia Pulp & Paper). Si stima che dall'inizio delle proprie attività, negli anni '80, la APP abbia abbattuto un milione di ettari di foreste naturali nella sola isola di Sumatra. Quest’area da sola conserva più di due miliardi di tonnellate di carbonio svolgendo un’azione chiave nella mitigazione del cambiamento climatico. Di questo campione della deforestazione l'Italia è uno dei maggiori clienti.

Greenpeace ha lanciato la nuova classifica “Salvaforeste” sull’editoria italiana. A tutte le case editrici è stato rivolto un questionario “Salvaforeste” dove la maggior parte degli editori ha risposto dimostrando trasparenza, ma ha dichiarato di non poter fornire informazioni chiare sulla propria carta e quindi non ha una politica sostenibile. In questo gruppo si trovano i principali gruppi editoriali italiani, Mondadori, RCS Libri, Gruppo Giunti e Gruppo Mauri Spagnol.

Soltanto il 18 % delle case editrici interpellate ha scelto di acquistare solo ed esclusivamente carta sostenibile. Tra questi: Bompiani, Fandango, Hacca e Gaffi.

Il 20% è quello dei più “cattivi”: non hanno fornito nessuna informazione utile per poter valutare la sostenibilità della propria carta, dimostrando poca trasparenza e nessuna volontà di escludere dalla propria filiera carta proveniente dalla deforestazione. Tra questi Feltrinelli che da solo controlla quasi il 4% del mercato librario.

Per salvare foreste e oranghi, gli editori devono impegnarsi a garantire a noi lettori che i libri non siano prodotti di distruzione. È più facile di quanto si possa pensare!

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