giovedì 13 maggio 2010

Quei rompiscatole di Greenpeace

Cari amici e pazienti lettori,
oggi voglio pubblicare una sintesi dei riusultati di una indagine condotta da Greenpeace sulla "sostenibilità delle scatolette di tonno". Sembra una esagerazione, ma in realta la questione è seria e va affrontata nel modo giusto.

"Le campagne pubblicitarie cercano di far apparire la pesca al tonno come una pittoresca industria artigianale, ma in realtà le flotte che pescano il tonno sono tra le più industrializzate al mondo, e sono responsabili di gravi impatti sugli oceani. Questo tipo di pesca minaccia da un alto le risorse da cui dipende, sovrasfruttando gli stock di tonno e catturandone esemplari giovanili, e dall’altro l’intero ecosistema marino. Il tonno è solitamente pescato con metodi che causano ogni anno la morte di migliaia di squali e tartarughe marine, tra cui specie minacciate d’estinzione. A soffrirne purtroppo non è solo l’ambiente ma anche le popolazioni costiere i cui mari in cambio solo di una piccola parte dei guadagni, vengono depredati da flotte straniere e dal fenomeno sempre più diffuso della pesca illegale" (Fonte Greenpeace "Rapporto tonno in scatola").

A tre mesi dal lancio della classifica “Rompiscatole” di Greenpeace sulla sostenibilità delle scatolette italiane, le aziende hanno cominciato a muoversi nella direzione giusta, iniziando a porre maggior attenzione alla provenienza del tonno utilizzato nelle loro scatolette.

Secondo i risultati di questa classifica il primo posto in classifica spetta a AsdoMar, uno dei pochi che utilizza in parte dei propri prodotti il tonnetto striato, pescato con metodi sostenibili (lenza e amo). Il tonnetto striato - a differenza del pinna gialla ormai sovrasfruttato – è considerata in buono stato.

Tra le scelte più importanti c’è la decisone di Esselunga di non comprare tonno trasbordato in mare, una pratica che favorisce molto spesso attività illegali. Callipo, invece, è il primo a decidere di utilizzare nella propria produzione non più del 25 per cento di tonno pescato con sistemi di aggregazione per pesci (o FAD). I FAD, infatti, causano la cattura accidentale di tartarughe, squali ed esemplari immaturi di tonno.

Passi avanti anche tra i più grandi! Bolton che, con il marchio Riomare copre più del 30% del mercato, si è impegnato formalmente a predisporre prima della fine dell’anno una politica di sostenibilità. In fondo alla classifica Nostromo e tonno Mare Aperto di STAR.

La strada per avere sul mercato un prodotto totalmente sostenibile è ancora lunga: dei quattordici marchi in classifica ben dieci continuano a rimanere “in rosso”, e nessuno raggiunge la fascia “verde”. Adottare dei principi scritti è un passo fondamentale ma non basta: le aziende devono passare dalle parole ai fatti!

Visita il sito "Tonno in trappola" e scarica la nuova classifica "Rompiscatole"

Nessun commento:

Posta un commento