martedì 27 aprile 2010

Chernobyl, 26 aprile 1986: the day after

Forse non tutti sanno che ieri è stato il 24° anniversario del disastro nucleare di Chernobyl. Il 26 aprile 1986, presso la centrale nucleare V.I Lenin in Ucraina, una potente esplosione provocò lo scoppio del reattore numero 4 con conseguente fuoriuscita di una nube radioattiva che in poco tempo contaminò le aree circostanti espandendosi a macchia d’olio nell’Europa orientale fino a raggiungere anche l’Italia, la Francia e la Germania. 
Alcuni numeri per rendere un po' l'idea della gravità del disastro, il più tragico della storia da quando entrò in funzione nel 1956 a Sellafield in Inghilterra la prima centrale nucleare per uso commerciale: 6 pompieri, 24 dipendenti e 31 liquidatori morti quasi subito per effetto delle radiazioni immediate e un numero difficilmente quantificabile di vittime per gli effetti a lungo termine di quelle assorbite; 10 i giorni impiegati per spegnere gli incendi, 130 mila gli abitanti dei 76 villaggi evacuati nel raggio di 30 km dalla centrale. Ma le conseguenze più gravi sono dovute all'aumento considerevole delle malattie che hanno colpito le popolazioni dell'ex area sovietica, i cui dati sono indicati in un rapporto di greenpeace redatto in occasione del 20° anniversario della sciagura.
Come giustamente rilevato da Greenpeace, una valutazione complessiva delle conseguenze sulla salute umana del disastro di Cernobyl è impossibile, pertanto la vera dimensione della mortalità e delle malattie non può essere completamente stimata. L'incertezza riguardo alla quantità totale di particelle radioattive liberate, l'irregolare distribuzione di radioattività, gli effetti dell'esposizione multipla a diversi radioisotopi, i limiti nel monitoraggio medico, nella diagnostica e nel trattamento delle malattie, rendono l'incidente del tutto unico e inapplicabili e inadeguati gli standard e i metodi conosciuti, quindi i risultati ottenuti costituiscono solo una approssimazione per difetto. 
NO! Non voglio fare del terrorismo psicologico, utilizzare la paura per convincere a dire no al nucleare. Se fosse questa la mia intenzione potrei postare uno dei tanti video che si trovano su youtube che mostrano le deformazioni dei bambini nati a ridosso di quel mai troppo lontano 26 aprile, le conseguenze sulla salute e sul fisico, ma non voglio farlo. Ne ho visti qualcuno è vi posso assicurare che sono terribili, al punto che vi sconsiglio vivamente di vederli, sono ancora scosso mentre scrivo queste righe. I danni creati dal disastro sono un fatto oggettivo, reale e nessuno può negarlo. 
Noi abbiamo il dovere verso le vittime della centrale nucleare di Chernobyl di non dimenticarle, di non ignorarle. Purtroppo non sono dello stesso avviso i nostri governanti perchè nonostante la drammatica esperienza di Chernobyl, che ricordiamo spinse gli italiani a decidere, tramite referendum, la chiusura delle quattro centrali nucleari situate sul nostro territorio, il Governo ha recentemente varato un decreto per l’individuazione dei siti in cui costruire impianti di nuova generazione. Il tragico ricordo del più grande disastro nucleare della storia non è servito a distogliere l’attenzione dei Governi dall’uso della più pericolosa, dannosa e costosa forma di energia: quella ottenuta mediante il processo di fissione nucleare.

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