giovedì 15 aprile 2010

La caccia diventerà lo sport nazionale?

 La maggioranza in commissione agricoltura alla Camera vota il provvedimento che consente alle Regioni di stabilire le date di inizio e fine della stagione, nonostante i paletti Ue

La commissione Agricoltura della Camera ha approvato a maggioranza, con 21 voti a favore e 17 contrari, il sub-emendamento all'articolo 43 sulla caccia della legge comunitaria, che consente alle Regioni di posticipare i termini del calendario venatorio dietro preventivo parere di validazione dell'Ispra.
Sento già le voci degli di alcuni di voi che mi rimbombano in testa dicendomi:  "Cosa ti aspettavi?"... "Speravi che abolissero la caccia? Perché se è cosi dovevi chiamare questo blog il pianeta delle meraviglie". E' vero! C'era da aspettarselo, e vi posso assicurare che non credevo diversamente, né mi ci vedo bene nelle vesti di Alice, confidavo piuttosto nella nullafacenza dei nostri politici o, per essere più buoni,  nella preferenza che avrebbero accordato ad altre questioni ben più importanti per il nostro Paese, ma evidentemente quando si tratta di commettere un errore la nostra dirigenza politica si mostra sempre pronta e sollecita. Vediamo piuttosto, in sintesi, cosa dice il provvedimento approvato dalla Commissione e che, ricordiamo, non è definitivo ma deve essere approvato dal Parlamento.
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Il testo in questione, presentato dal relatore Isidoro Gottardo (Pdl), prevede in particolare che "fermo restando le disposizioni relative agli ungulati, le Regioni possono posticipare i termini in relazione a specie determinate e allo scopo sono obbligate ad acquisire il preventivo parere di validazione delle analisi scientifiche a sostegno delle modifiche da apportare, espresso dall'Ispra, sentiti gli equivalenti istituti regionali ove istituiti e riconosciuti dalla commissione Europea, al quale dovranno uniformarsi. Il preventivo parere dovrà essere reso entro 30 giorni dal ricevimento della richiesta". Nel testo votato è inoltre previsto il divieto di caccia per ogni singola specie "durante il ritorno al luogo di nidificazione, durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli".
Qualcuno tra i più ingenui di voi, ma so che sono pochi, potrà dire: "va be', non è poi una tragedia ci deve essere sempre il parere favorevole dell'ISPRA". E' vero anche questo, senonché L'ISPRA (Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) non è un'Autorità Indipendente, ammesso che c'è ne sia una, né su un piano formale, né sostanziale. Il Commissario dell'ISPRA viene nominato dal Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, cui spetta anche un potere di vigilanza sull'organo, quindi chi esercita il controllo non è il Parlamento, l'istituzione rappresentativa del popolo, ma il Governo che ne rappresenta solo una parte, proprio quella che ha voluto l'estensione del periodo di caccia. Quindi, mi rivolgo a quei due o tre amici ingenui, quanto credete sarà difficile per la Regione ottenere il nullaosta dell'ISPRA?
Ma mi sembra giusto riportare le due campane: "Noi da una parte vogliamo essere assolutamente coerenti con le normative europee" - ha dichiarato il sottosegretario del Ministero dell'Ambiente Roberto Menia - "e dall'altra la possibilità di questo "federalismo regionale delle aperture" non deve essere un far west e rispettare le limitazioni e i termini. Anticipare vuol dire anche chiudere prima, il tutto nel rispetto delle regole di vita, capacità riproduttiva e habitat delle specie".
I presidenti delle Associazioni Ambientaliste ed Animaliste hanno invece illustrato le conseguenze di un simile provvedimento:  "L'estensione del calendario venatorio sarebbe un disastro ecologico e gestionale" - scrivono in una nota - "da un lato, si permetterebbe alle Regioni di allungare la stagione di caccia a periodi cruciali per gli animali selvatici, per i quali l'Unione Europea ci chiede invece la completa protezione. Dall'altro si graverebbero le stesse Regioni del fardello di dover subire la costante pressione di chi chiederà ancora più caccia, con un carico insostenibile di contenziosi con il Ministero dell'Ambiente e con l'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientare. Il contrario di ciò di cui il nostro Paese ha bisogno. Siamo ambientalisti ed animalisti, ma prima ancora cittadini italiani, espressione della società civile, e come tali rivendichiamo il diritto alla tutela della natura e alla sicurezza delle persone, e l'esigenza di poter passeggiare nei nostri boschi e nelle nostre campagne senza rischi ancora maggiori di quelli odierni. La Commissione Agricoltura, come si è già impegnata a fare, cancelli questa norma irricevibile"

Per saperne di più:  ecquo

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