sabato 24 aprile 2010

L'acqua non si vende!

Da oggi "migliaia di donne e uomini liberi raccoglieranno le firme per i tre referendum che dicono sì all'acqua pubblica". E' quanto si legge in una nota dal Forum dei movimenti per l'acqua e delle altre realtà promotrici dei referendum (comitato promotore su www.acquabenecomune.org) che si sono posti l'obiettivo di 50mila firme nei primi due giorni di raccolta. Ci saranno centinaia di banchetti e decine di iniziative riempiranno le piazze delle città e dei paesi. La data di inizio della raccolta firme non è casuale. Nel fine settimana dell'anniversario della Liberazione dal nazifascismo, infatti, le parole d'ordine saranno "Liberiamo l'acqua".

L’acqua dev’essere considerata bene comune e dev’essere sottratta ai processi speculativi, è estremamente pericoloso rimettere la possibilità di erogare un servizio pubblico solo se esiste la possibilità di trarre da questo guadagno. Il Governo nazionale, invece, sordo a qualsiasi proposta per avviare una gestione partecipata e pubblica dell’acqua ha inserito nel decreto Ronchi un articolo sulla “privatizzazione” dell’acqua, che spazza via qualsiasi possibilità di partecipazione e coinvolgimento delle comunità e delle amministrazioni locali nella gestione della risorsa idrica. Le nuove norme, infatti, impongono invece di dismettere entro il 31 dicembre del 2011 ogni tipo di gestione pubblica. In altre parole, il gestore del rubinetto diventa il proprietario dell’acqua.
Dando il servizio di gestione di tutti gli impianti che fanno arrivare l’acqua ai nostri rubinetti, l’obbligo di privatizzazione della gestione comporta di fatto la privatizzazione della risorsa. Dunque poco importa se la legge dice che l’acqua rimane pubblica quando la stessa legge dice che tutti i servizi idrici devono essere privatizzati.

Dal punto di vista normativo, con l’approvazione dei tre quesiti referendari l’affidamento del servizio idrico integrato, ricadrà sotto la disciplina del vigente art. 114 del Decreto Legislativo n. 267/2000.
Tale articolo prevede il ricorso alle aziende speciali o, in ogni caso, ad enti di diritto pubblico che qualificano il servizio idrico come strutturalmente e funzionalmente ‘privo di rilevanza economica’, servizio di interesse generale e privo di profitti nella sua erogazione.
Verrebbero poste le premesse migliori per l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata da oltre 400.000 firme di cittadini.
Per sensibilizzare ulteriormente la gente sulla questione il WWF ha lanciato la campagna LiberaFiumi 2010.
Dal Piave al Tagliamento, dall’Arno al Tevere, dal Sarno alle fiumare Calabresi, il prossimo 2 maggio un migliaio di volontari del WWF setacceranno 25 fiumi lungo l’intera penisola, grandi isole comprese. Un grande censimento che consentirà di verificare lo stato di salute delle sponde delle principali “vene blu” del nostro Paese per denunciarne il grave stato di degrado ma, soprattutto, per formulare proposte e valorizzare quanto già di sostenibile ed innovativo si sta facendo lungo i nostri corsi d’acqua ad opera di parchi, associazioni ambientaliste, cooperative per il turismo, agricoltori e amministrazioni pubbliche, per garantire tutela della biodiversità, qualità della vita, sicurezza idrogeologica e un futuro per gli ecosistemi fluviali.

La raccolta delle 500.000 firme necessarie per indire il referendum partirà sabato 24 aprile e proseguirà per tre mesi. L’elenco completo dei banchetti qui

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